GIORNATA MONDIALE DEL PRIMO SOCCORSO
Gli #infermieri, protagonisti dell’emergenza extra-ospedaliera e preziosi divulgatori dell’educazione sanitaria, sono fondamentali per far conoscere alcuni importanti concetti riguardanti il primo #soccorso e la sicurezza della persona infortunata.
🚑 Nella Giornata mondiale del #primosoccorso vogliamo ringraziare i tanti, fondamentali volontari che operano in autonomia e al fianco degli infermieri.
Educare ad intervenire. L’importanza del primo soccorso
Il primo soccorso sulla scena di un incidente stradale – o un primo intervento immediato effettuato sull’infortunato – è fondamentale e noto. Tuttavia, non lo è per tutti e non tutti riescono, nella circostanza, ad astenersi da commettere errori anche molto pericolosi.
È dunque importante continuare a spiegare – ed in questo gli infermieri sono preziosi educatori – come sia necessario muoversi con particolare attenzione nell’intervenire su qualcuno coinvolto in un incidente.
Sono passati trent’anni da quel 1992, quando anche in Italia il soccorso extra ospedaliero è diventato professionale e strutturato in forza del Decreto dedicato che, precisamente il 27 marzo, veniva varato dal Parlamento per superare una lacuna all’epoca presente nel Paese; in alcune Regioni sarebbe durata ancora diversi anni.
Con l’arrivo del ‘’118’’ (l’allora numero unico di chiamata d’emergenza) la risposta alle chiamate di soccorso diventava professionale, compiva un passo in avanti e lasciava una gestione basata quasi esclusivamente sul volontariato per entrare in una configurazione organizzata.
Nonostante ciò, è chiaro che un equipaggio sanitario professionale non può intervenire immediatamente dopo i fatti: talvolta, in particolare nelle situazioni di traffico congestionato, passano alcuni minuti importanti e preziosi e, proprio in questo breve lasso di tempo, qualcuno potrebbe cercare di intervenire, talvolta peggiorando la situazione.
Nel 1980 una pubblicazione – rivolta agli studenti delle scuole medie – dell’allora Ministero della Sanità stimava che circa il 20% delle paralisi conseguenti a infortuni stradale erano prodotte da soccorsi inadeguati, spesso attuati da altri automobilisti. L’esempio presentato era quello della frattura vertebrale amielica, ovvero senza un interessamento neurologico del midollo spinale, che può diventare molto pericolosa per quell’infortunato che non viene mobilizzato con le maggiori e necessarie cautele: e questo perché uno spostamento non corretto della persona traumatizzata può spostare la vertebra fratturata e a quel punto la parte lesionata può provocare danni (irreversibili) al midollo.
Che cosa fare, dunque, per una crescita dell’informazione?
Intanto, ripetere questi concetti sulla cautela nell’intervento è molto importante: ed è altrettanto importante che gli infermieri, protagonisti dell’emergenza extra ospedaliera, propongano questi concetti di sicurezza che ora andiamo a riassumere, magari attraverso iniziative organizzate per far sì che incontrino i giovani, gli studenti in particolare, per condividere i concetti: purtroppo la educazione sanitaria è quasi assente nei grandi media, nel nostro Paese. Ed i risultati si vedono…
Qui non è possibile essere esaustivi sull’intero pacchetto delle iniziative da assumere, un aspetto che può essere raggiunto anche con i corsi di primo soccorso rivolti a chi non è professionista sanitario. In questa sede vogliamo solo precisare che, anche se non si è in grado, o non si vuole, intervenire nel timore di fare del male, è un dovere chiedere aiuto ed attivare la catena del soccorso.
Le informazioni da fornire all’operatore sono molto importanti (in Italia si sta trasferendo progressivamente a tutte le Regioni l’operatività del numero di emergenza europeo ‘’112’’, ma se si compone il consueto ‘’118’’ si raggiunge comunque la stessa centrale operativa) ed anche la chiamata alla centrale diventa particolarmente importante per inquadrare al massimo il soccorso, e definirlo ‘’bene’’.
Gli aspetti che devono essere comunicati sono i seguenti:
1) Cosa è successo: la dinamica dell’incidente (descritta naturalmente in breve) che serve ad orientare i successivi soccorsi.
2) Dove è successo: definire in modo preciso il luogo dell’incidente evita inutili perdite di tempo, quindi permette un più tempestivo arrivo del team di soccorso. I riferimenti stradali, i locali o i negozi nelle vicinanze possono essere di valido aiuto.
3) Quante sono le persone coinvolte: anche il numero delle persone infortunate è un dato importante da riferire: consentirà di portare il giusto numero di operatori che devono intervenire sul posto.
4) Quali sono le lesioni che riusciamo a individuare: una volta accertato lo stato di coscienza e la respirazione, andrebbero riferite eventuali lesioni presenti quali ad esempio un sanguinamento, segni di shock, impossibilità ai movimenti, dolore, ecc. : non si richiede ovviamente una diagnosi, ma un elenco di dati facilmente osservabili.
5) Si deve ricordare di specificare da quale numero si chiama: la centrale registra le chiamate e riesce a visualizzare il numero del dispositivo dal quale si contatta, ma è meglio fornire comunque il nostro numero e il nostro nome. È importante poter essere rintracciati, nel caso fossero necessari ulteriori chiarimenti e in quel momento si può essere il solo riferimento per chi sta organizzando l’intervento.
Di norma, dalla centrale operativa queste richieste sono avanzate in modo ‘’organizzato’’, e chi ha chiamato deve rispondere anche se alcune domande potrebbero risultare ridondanti.
La mobilizzazione dell’infortunato è una delle manovre più complesse nelle operazioni di primo soccorso dopo un incidente stradale. Quando siamo costretti a spostare un ferito per la presenza di pericoli (auto con principi di incendio o rischio di esplosioni, ad esempio) oppure perché è incosciente, o perché dobbiamo valutare il respiro, possono sorgere vere difficoltà : la persona ferita non va mai spostata, salvo stato di necessità , quando è cosciente.
Partendo dal presupposto che non possiamo conoscere quali lesioni siano presenti, il concetto da ricordare e trasmettere è che i movimenti che facciamo possono sempre creare ulteriori danni, in particolare se non siamo esperti e se non abbiamo alcuno strumento che può aiutarci.
Ed è altrettanto chiaro che, se non è necessario spostare la persona infortunata, dobbiamo solo aspettare l’arrivo dei soccorritori professionisti, dotati di numerosi presidi che facilitano notevolmente il compito, e consentono – per tornare all’esempio dello spostamento che metterebbe a rischio una vertebra fratturata – una mobilizzazione sicura.
Gli infermieri sono assolutamente in grado di fare una capillare informazione, e molte istituzioni potrebbero essere di grande aiuto in queste iniziative, incontrando i protagonisti delle scuole di vario ordine e grado, oppure i componenti delle Forze Armate ed altre istituzioni dello Stato; tutte realtà dove vengono svolti regolari corsi di formazione sul primo soccorso, ma non sempre pensati o progettati anche per questo genere di attività .