OMS e OCSE: professione infermieristica da rafforzare
Studi e analisi
Long Term Care: “È necessario agire con urgenza. Il rapido invecchiamento della popolazione nei Paesi OCSE aumenterà notevolmente la domanda di lavoratori nei servizi di assistenza a lungo termine (LTC). Per soddisfare questa domanda di assistenza, la quota di lavoratori LTC nell’occupazione totale dovrà aumentare di circa il 30% nel prossimo decennio. Ma sempre meno lavoratori sono disponibili e disposti a occupare questi posti di lavoro, spesso sottopagati, in condizioni di lavoro difficili, e nel complesso non ben riconosciuti dalle società”.
L’allarme è dell’OCSE e il riferimento è a chi assiste gli anziani soprattutto se con gravi limitazioni nelle attività della vita quotidiana.
A lanciarlo ci pensa il rapporto “Beyond Applause? Improving Working Conditions in Long-Term Care” (Dopo gli applausi? Migliorare le condizioni di lavoro nell’assistenza a lungo termine CONSULTABILE A QUESTO LINK), che descrive le condizioni di lavoro di chi opera nelle LTC difficili, con salari bassi e poco riconoscimento sociale nonostante quegli applausi dai balconi e nonostante il fatto che l’offerta di LTC e le condizioni di lavoro fossero in cima alle preoccupazioni degli osservatori.
Di questi, la parte sanitaria e comunque un terzo di chi si occupa dell’assistenza LTC sono infermieri, che, assieme agli altri operatori delle LTC, devono affrontare condizioni di lavoro molto difficili. La tensione fisica e psicologica e gli orari di lavoro gravosi, come i turni di notte e di fine settimana, sottolinea il Rapporto, fanno parte dei principali svantaggi dell’ambiente di lavoro nelle LTC. Di conseguenza, infermieri e personale di assistenza sono più spesso assenti dal lavoro rispetto ad altri dipendenti a causa di problemi di salute legati al lavoro.
Circa i tre quarti degli infermieri e degli addetti alla cura personale sono esposti a rischi per la loro salute fisica, rispetto al 59% di tutti i dipendenti. I principali rischi per la salute a cui sono esposti gli operatori sanitari sono il sollevamento di persone e l’assistenza mentre sono piegati, con conseguenti problemi muscolo-scheletrici. Anche l’abuso da parte dei destinatari delle cure e l’esposizione a malattie infettive come COVID-19 possono essere fattori di rischio importanti.
Circa due terzi degli infermieri e degli operatori di assistenza personale sono esposti a rischi per la loro salute mentale, rispetto al 43% di tutti i dipendenti. I principali rischi per la salute mentale a cui sono esposti gli operatori sanitari sono un carico di lavoro e una pressione temporale elevati e destinatari di cure difficili.
E nelle LTC si guadagna meno che negli altri setting assistenziali: i salari degli infermieri sono più bassi che negli ospedali di circa l’11 per cento.
Cosa serve? Secondo il Rapporto OCSE, tra le altre soluzioni è necessario il rafforzamento della formazione, che, in particolare per chi fornisce assistenza domiciliare, deve essere migliorata, ad esempio mediante una formazione iniziale sul l’assistenza agli anziani con limitazioni fisiche e mentali comuni, integrata da alcuni corsi continui adattati alle esigenze dei destinatari del l’assistenza. Per gli infermieri, in molti paesi è richiesta una maggiore attenzione alle cure geriatriche nei loro programmi di studio.
In generale comunque per l’Ocse serve una svolta che ha sintetizzato in una parola “RESPECT” che oltre al significato letterale è anche declinate per le sue iniziali dove R sta per “Recognise” ovvero “Riconoscere, sia economicamente che socialmente, gli operatori delle LTC; E sta per “Enforce”, ovvero “Imporre regole più cogenti per disciplinare il settore”; S sta per “Sustainabily”, ovvero “Sostenere finanziariamente il settore”; P sta per “Pay”, ovvero “Pagare stipendi migliori”; la seconda E sta per “Equipe”, ovvero “ Dotare gli operatori delle nuove tecnologie”; C sta per “Collective”, ovvero “Contrattazione collettiva per instaurare migliori condizioni di lavoro” e T sta per “Train”, ovvero “Formazione per fidelizzare i lavoratori delle LTC”.
Poi, è necessario un cambiamento nelle politiche generali di assistenza. Ad esempio, gli infermieri spesso svolgono lavori per i quali sono troppo qualificati, e solo un terzo dei paesi consente la delega di compiti da medici ad infermieri, e da infermieri a personale di assistenza (task shifting).
Analogamente, mentre i servizi LTC continuano ad essere ad alta intensità di manodopera, con una crescita della produttività finora molto debole, vi è un significativo potenziale di maggiore utilizzo delle nuove tecnologie. Ciò contribuirebbe a ridurre i costi dei servizi LTC, contenendo le esigenze occupazionali altrimenti crescenti e migliorando la qualità dei servizi. Le tecnologie digitali possono anche facilitare la vita indipendente degli anziani e ridurre l’arduo lavoro delle LTC.
L’invecchiamento aumenterà sostanzialmente la domanda di LTC, che sarà più difficile da soddisfare dato che si prevede che la popolazione in età lavorativa comincerà a ridursi, in media del 2% nel prossimo decennio nei paesi OCSE e di oltre il 10% in Germania, Italia, Corea, Lettonia, Lituania, Polonia e la Repubblica slovacca.
OMS: supportare gli infermieri a lavorare al massimo delle loro potenzialità
Sulla necessità di consentire e supportare infermieri e ostetriche di lavorare al massimo delle loro potenzialità per raggiungere gli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile, favorire la copertura sanitaria universale e per soddisfare le esigenze sanitarie attuali e future della popolazione, si è espressa recentemente anche l’OMS, in una Roadmap per guidare l’implementazione delle Direzioni Strategiche di questi professionisti.
Infermieri e ostetriche, sottolinea l’OMS, costituiscono la metà del personale sanitario professionale a livello globale, interagiscono con le persone dalla nascita fino alla morte, in ogni tipo di contesto e rispondono di circa il 90% dei contatti tra pazienti e operatori sanitari. Possono fornire servizi sanitari sicuri, di alta qualità, efficaci ed efficienti, in particolare per i gruppi vulnerabili, svantaggiati e difficili da raggiungere.
“Attraverso la Roadmap – ha spiegato il direttore regionale OMS Europa Hans Kluge – lavoreremo nei prossimi cinque anni per garantire che infermieri e ostetriche abbiano la capacità di contribuire alle aree chiave della sanità pubblica, dell’assistenza primaria, dell’assistenza a lungo termine e del recupero post-COVID-19. Questo, lo metteremo in pratica attraverso una formazione pertinente, migliori condizioni di lavoro, la promozione di opportunità di leadership e chiari percorsi di carriera.
La Roadmap è un solido progetto che mira a migliorare la salute e l’assistenza nella Regione Europea dell’OMS. Ci fornisce un quadro di riferimento per guidare l’azione. E, cosa più importante, favorisce il contributo degli stessi infermieri e ostetriche”.
Nella Roadmap contenuta nel documento dell’Ufficio regionale Europa dell’OMS “Costruire meglio insieme. Una Roadmap per guidare l’implementazione delle Direzioni Strategiche Globali per l’Infermieristica e l’Ostetricia nella Regione Europea dell’OMS” (LA CUI TRADUZIONE A CURA DI FNOPI È DISPONIBILE A QUESTO LINK) l’OMS chiede ai governi e a tutti i partner nella Regione Europea di lavorare insieme in modo concertato per garantire un fermo impegno politico a lungo termine per la forza lavoro infermieristica e ostetrica attraverso investimenti sostenibili in quattro aree prioritarie:
- rafforzare i programmi di formazione e i tirocini di infermieristica e ostetrica sviluppando standard accademici e promuovendo adeguate misure normative per garantire l’eccellenza della formazione infermieristica e ostetrica e promuovendo l’accesso alle opportunità di sviluppo professionale continuo;
- ottimizzare la pratica infermieristica e ostetrica per consentire a infermieri e ostetriche di esercitare in ambienti sicuri e che offrono tutto il loro sostegno, e promuovere i loro ruoli rivalutati all’interno di team sanitari interprofessionali multidisciplinari;
- creare e finanziare posti di lavoro attraenti per aumentare la disponibilità, la distribuzione e il mantenimento (retention) degli infermieri nel rispetto dei principi del Codice Deontologico Globale dell’OMS sul reclutamento internazionale del personale sanitario;
- costruire le capacità degli infermieri e delle ostetriche ai livelli superiori e offrire chiari percorsi di avanzamento di carriera;
Il raggiungimento degli obiettivi proposti dalla Roadmap è visto dall’Ufficio Regionale dell’OMS per l’Europa come un imperativo non solo per infermieri e ostetriche, ma anche per la salute e il benessere delle popolazioni e dei paesi di cui sono al servizio.
OMS: rischio carenza per il personale sanitario
In un ulteriore documento della Regione Europa dell’OMS su “Personale sanitario e assistenziale in Europa: è tempo di agire” (DI CUI LA TRADUZIONE DELL’EXECUTIVE SUMMARY A CURA DELLA FNOPI È DISPONIBILE A QUESTO LINK) l’OMS pone però il problema del rischio di carenza del personale sanitario.
L’invecchiamento del personale sanitario, sottolinea l’OMS, è una preoccupazione per tutta la Regione e rappresenta una minaccia per la sostenibilità della forza lavoro a causa della sfida di sostituire i lavoratori quando vanno in pensione, soprattutto per i medici (13 dei 44 paesi che hanno riportato dati su questo tema hanno una forza lavoro dove il 40% dei medici ha un’età pari o superiore ai 55 anni). Sebbene la percentuale di donne nella professione medica sia aumentata negli ultimi 10 anni dal 42% al 48%, le donne costituiscono la maggioranza dei lavoratori negli impieghi meno pagati e di basso livello. Sono necessari più dati e ricerche sui divari di genere e sulla segregazione occupazionale nelle aree critiche per garantire un sistema sanitario e assistenziale che riconosca tutte le competenze e il contributo delle donne.
C’è molta divergenza per quanto riguarda la creazione di forza lavoro sanitaria tra i paesi. I paesi con un basso numero di laureati potrebbero non fornire personale sufficiente per sostituire le perdite dovute al pensionamento e ad altre cause. Per i medici, il numero di laureati in termini di percentuale della dimensione della forza lavoro sanitaria varia tra i paesi, partendo da meno dell’1% (non sufficiente a sostituire le perdite) fino al 15%. Per gli infermieri, le percentuali vanno da meno dell’1% a quasi il 25 per cento.
Il rapporto delinea le opzioni politiche che possono aiutare i paesi a rafforzare il proprio personale sanitario, proponendo dieci azioni per rafforzare la forza lavoro nella regione europea e sottolineando che tutti gli interventi richiedono una collaborazione intersettoriale, coinvolgendo diversi ministeri e funzioni governative e altre parti interessate (comprese le organizzazioni che rappresentano il personale sanitario e i datori di lavoro).
Azione 1
Allineare la formazione ai bisogni della popolazione e ai requisiti dei servizi sanitari
Azione 2
Rafforzare lo sviluppo professionale continuo per dotare la forza lavoro di nuove conoscenze e competenze
Azione 3
Ampliare l’uso di strumenti digitali a supporto della forza lavoro
Azione 4
Sviluppare strategie che attraggono e trattengono gli operatori sanitari nelle aree rurali e remote
Azione 5
Creare condizioni di lavoro che promuovano un sano equilibrio tra lavoro e vita privata
Azione 6
Tutelare la salute e il benessere mentale della forza lavoro
Azione 7
Costruire la capacità di leadership per la governance e la pianificazione della forza lavoro
Azione 8
Rafforzare i sistemi informativi sanitari per migliorare la raccolta e l’analisi dei dati
Azione 9
Aumentare gli investimenti pubblici per la formazione, lo sviluppo e la tutela della forza lavoro
Azione 10
Ottimizzare l’utilizzo dei fondi attraverso politiche innovative per la forza lavoro
Linee guida, documenti, traduzioni, e-book, position statement ecc. utili alla professione infermieristica, oltre quelle indicate nel testo, sono riportate A QUESTO LINK)