Addio a Marisa Cantarelli, prima teorica italiana dell’assistenza infermieristica
Si è spenta a Milano, all’età di 94 anni, Marisa Cantarelli prima teorica dell’assistenza infermieristica in Italia. “Ci lascia una donna, una professionista che ha fatto la nostra storia – dichiara con commozione la Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche -. Ha dedicato la sua vita allo sviluppo della professione e ha segnato traguardi e momenti storici dell’infermieristica. Lo ha fatto non solo con la sua presenza e preparazione, ma facendo convergere pensieri, riflessioni, obiettivi in una direzione condivisa. Ha unito percorsi e forze, contribuendo fortemente all’evoluzione della professione. A nome di tutti gli infermieri esprimiamo profonda gratitudine per la preziosa eredità teorica che ci ha lasciato in dono: ci guiderà come un faro nell’azione quotidiana di sviluppo della nostra professione”. LA VITA E LA FORMAZIONE Marisa Cantarelli nasce il 3 luglio del 1930 a Milano, dove ha sempre vissuto, ad eccezione di una breve permanenza a Roma e a Pozzuoli a inizio carriera. Esprime lì il suo talento, il suo intuito a favore della professione infermieristica e della sua crescita. Fin da subito, consegna una visione anticipatoria e lungimirante del futuro della professione. Si forma a Roma presso la Scuola della Croce Rossa Italiana Agnelli, dove nel 1950 consegue il diploma di Infermiera Professionale e nel 1953 quello di Assistente Sanitaria. Inizia a esercitare la professione all’Ospedale San Camillo di Roma. Successivamente, in Campania, a Pozzuoli nel Preventorio Vigilato della Croce Rossa Italiana. Rientra a Milano e continua la sua attività professionale al Consorzio Provinciale Antitubercolare. Nel 1968, presso l’Università la Sapienza di Roma, consegue il Diploma di Dirigente dell’Assistenza infermieristica. Da qui, tentare di sintetizzare il contributo che la Cantarelli ha dato allo sviluppo della professione infermieristica è un’impresa erculea, ma assolutamente dovuta. UN NUOVO MODO DI FARE ASSISTENZA Sono due le motivazioni che, dall’inizio della sua carriera, muovono il suo impegno caparbio al cambiamento del “modo di fare assistenza”. La prima, come lei ha sempre avuto modo di sottolineare, è stata la fortuna di aver scelto una professione che le è sempre piaciuta. La seconda è rappresentata dal disagio e dall’insoddisfazione vissuti nel rapporto con la persona malata e riconducibili al modo tayloristico di lavorare. Un’organizzazione impostata sul compito e sul fare (tanto in breve tempo) che mal si coniugava con la possibilità di “creare un rapporto autentico con la persona e con un’assistenza alla persona stessa” queste le sue parole. Rapporto che, come assistente sanitaria, toccava con mano, sia con il malato che con la sua famiglia. LA SCUOLA INFERMIERI PROFESSIONALI E LA SCUOLA UNIVERSITARIA Dalle spinte motivazionali agli obiettivi specifici il passo è breve, quindi, nel 1969, apre la Scuola Infermieri Professionali a Magenta, presso l’Ospedale Giuseppe Fornaroli. Ha le idee molto chiare sul cambiamento di rotta che vuole dare alla formazione e all’assistenza e, in senso più ampio, alla professione infermieristica. Dirige la scuola fino al 1975, anno in cui viene chiamata dall’Università degli Studi di Milano con l’incarico di Vicedirettrice della Scuola Universitaria di Discipline Infermieristiche. Mantiene l’incarico fino al 1999, ma intensa è anche la sua attività di docenza. Prima nella scuola regionale, poi in università. I perni sui quali incardinare il cambiamento per lei sono stati la competenza infermieristica, la responsabilità dell’infermiere, i contenuti dell’infermieristica: in sintesi, lo specifico professionale in risposta ai bisogni delle persone assistite. Una “rivoluzione” per quegli anni in cui a farla da padrone era il “mansionario” e un rapporto con il medico asimmetrico. Studiare, ricercare, osservare organizzazioni e modalità di assistere anche in altri Paesi (n quegli anni va spesso all’Estero su mandato dell’allora Ministero della Sanità) l’hanno portata all’elaborazione del modello delle Prestazioni Infermieristiche. Lavoro che le è valso il riconoscimento di prima teorica italiana dell’assistenza infermieristica. Da sempre personaggio autorevole e di spicco nell’ambito accademico, ha scritto molto sul Modello delle Prestazioni Infermieristiche (raccontato in una prima edizione nel 1997 e rieditato per due volte nel 2003 e nel 2017) ma anche su altri aspetti dell’assistenza infermieristica. LA LAUREA HONORIS CAUSA E L’IMPEGNO CULTURALE E SOCIALE “Per aver fondato la prima scuola di pensiero italiana della disciplina infermieristica, elaborando e diffondendo la teoria sul soddisfacimento dei bisogni di assistenza infermieristica della persona e per aver sviluppato innovative ricerche ottenendo importanti risultati scientifici, nella pratica clinica, nell’insegnamento e nell’organizzazione. Con dedizione completa allo studio, alla didattica e alla ricerca ha perseguito il riconoscimento del settore scientifico disciplinare delle scienze infermieristiche aprendo nuove frontiere per il futuro della professione”. Questa è la motivazione per cui nel 2013 l’Università degli studi di Milano le ha conferito la Laurea Honoris Causa in Scienze Infermieristiche e Ostetriche. Numerose le sue partecipazioni a convegni e congressi e prestigiose le cariche ricoperte negli anni della sua lunga e quanto mai produttiva carriera professionale. È stata Consigliera nazionale della Consociazione nazionale delle Associazioni Infermiere e Infermieri e Altri Operatori Sanitario Sociali (CNAIOSS), Vicepresidente e Consigliera della Consociazione Nazionale Associazioni Infermiere/i (CNAI), Membro del Comitato Etico dell’Università degli Studi di Milano, Vicepresidente della Scuola Italiana di Cure Palliative. Attiva anche nel tessuto sociale della sua città e dell’intero Paese attraverso l’impegno nel Soroptimist milanese, di cui è stata anche Presidente. L’AMBROGINO D’ORO Nel 2022 il Sindaco di Milano, Giuseppe Sala, le ha conferito l’Ambrogino d’Oro. “Fin dal suo primo turno in ospedale desidera trasformare il lavoro in corsie da un insieme di mansioni a una professione improntata alla cura della persona – si legge nella motivazione -. Infermiera, ricercatrice, docente, fondatrice di una scuola di pensiero. Scrive, nella pratica e nella teoria, 70 anni di storia dell’assistenza infermieristica in Italia, attribuendole un’autonomia basata su preparazione scientifica e capacità organizzative e rendendo possibile la nascita della comunità ordinistica professionale. Alla guida per un quarto di secolo della Scuola Universitaria di Discipline Infermieristiche dell’Università degli Studi di Milano, insegna come le competenze tecniche possano umanizzare la cura di chi soffre e sostenere il lavoro quotidiano degli oltre 450mila infermiere ed infermieri italiani. Ricevendo per questo, Honoris Causa, una laurea in Scienze infermieristiche ed ostetriche che esiste anche grazie al suo appassionato impegno”. |